scavi archeologici ciampino

(Indagini archeologiche condotte sotto la direzione del dott. A. Betori, Soprintendenza Archeologica del Lazio)

Durante alcuni sondaggi archeologici in un’area privata a Ciampino (loc. Marcandreola) sono state riscontrate sul banco tufaceo diverse trincee parallele tra loro e alcune fosse a pianta rettangolare.

Questi tagli sul banco tufaceo  sono stati realizzati in antichità per la coltivazione di vigne.

Le trincee e le fosse agricole sui banchi tufacei venivano effettuate nei terreni che presentavano un banco ad una quota troppo alta rispetto al piano di campagna. Le fonti antiche, infatti, indicano che la vite veniva piantata in sulci (trincee) o scrobes (fosse) e che la profondità necessaria per far crescere le loro radici  doveva essere di almeno 80-90 cm (Cato Agr., 43, 1; Col. Arb., 3,13; 4,1; 4,3; 6).  Questo tipo d’interventi agricoli  di età romana sono documentati in tutta l’area orientale del suburbio romano, soprattutto nelle aree collinari.

La documentazione archeologica ha accertato che la larghezza media dei sulci è tra gli 80/90 cm e che la distanza tra loro è piuttosto variabile tra i 3 e 10 metri. I dati corrispondono ad impianti di età repubblicana e le loro dimensioni sono le stesse di quelle che indicava Catone nel De agri cultura (Cato  Agr., 32).

Le trincee di Ciampino (loc. Sassone tav. IGM f150 III NE) sono leggermente differenti da quelle documentate, distanti tra loro non più di 3,00 m non superano il 1,20 m di larghezza. Queste misure, che non sono in linea con gli scritti di Catone e in linea generale con la documentazione archeologica, confermano quanto affermavano Columella e Plinio nel I d. C., secondo i quali le trincee dovevano essere distanti tra loro tra 1,20 e 3 m (Col. 3,15,1; Plin. Nat., 17,171). Queste distanze dovevano favorire un tipo di coltivazione più intensiva.

Un altro dato molto interessante ci è dato dalla presenza di fosse (scrobes) rettangolari, che si affacciano direttamente sulle trincee. Secondo le fonti antiche queste dovevano favorire l’inserimento degli alberi. In antichità si utilizzava praticare una coltivazione mista con vigneti alternati a filari, per esempio, di alberi da frutta e orti.  Le scrobes che si affacciavano direttamente sulle trincee potevano anche servire alla realizzazione di un impianto di vitis arbustiva o maritata, in cui gli alberi divenivano un sostegno vivo per la vite (Cato,  Agr., 7,1)

Queste trincee devono essere collegate a quelle rinvenute 200 m  più a nord in uno scavo del 2008[1]. Infatti esse sono sullo stesso asse e presentano il medesimo orientamento NO-SE ed appare abbastanza evidente che i due gruppi di trincee rinvenute fanno parte dello stesso impianto. Quest’ultimo, probabilmente, è da mettere in relazione alla villa romana che nel II sec. d. C. apparteneva a Q. VOCONIO POLLIONE, che dista solamente poche centinaia di metri dalle trincee[2].

Sulla datazione non ci sono reperti che possano darci un inquadramento cronologico ben definito; nel riempimento dei sulci sono stati rinvenuti sporadici frammenti di laterizi e di cocciopesto consumati dal tempo. Se dobbiamo attenerci alle fonti la distanza tra le trincee farebbe propendere ad un impianto agricolo della prima età imperiale.

Bibl.

Sui sulci (trincee) realizzati sui banchi tufacei si consulti: L. Quilici, S. Quilici Lugli, Interventi di bonifica agraria nell’Italia romana in Atlante tematico di topografia antica, 4, Roma 1995; R. Volpe, Vini, vigneti ed anfore in Roma repubblicana in Suburbium II, Il Suburbio di Roma dalla fine dell’età monarchica alla nascita del sistema delle ville, (Atti del Convegno 16 settembre, 3 dicembre 2004 e 16-17 febbraio 2005), Roma 2009, pp. 369-381; R. Santangeli Valenzani, R. Volpe, Paesaggi agrari della viticoltura a Roma e nel Suburbio in A. Ciacci, P. Rendini, A. Zifferero (edd.), Archeologia della vite e del vino in Toscana e nel Lazio, Firenze 2012, pp. 61-69.

Diego Blanco


[1] M. Angle, P. Cerino, A. L. Fischetti, Nuovi rinvenimenti delle “terre di Marino”. Sepolture e aree funerarie del Bronzo finale in L’alba dell’Etruria. Fenomeni di continuità e trasformazione nei secoli XII – VIII a.C. Ricerche e scavi. Preistoria e protostoria in Etruria, Atti del Nono incontro di studi , Milano 2010, pp.  339-357.

[2] Sulla Villa di Voconio Pollione: A. Betori, A. L. Fischetti, Nuove indagini nell’area della villa di Voconio Pollione e lo scavo del sottopasso dell’Acqua Acetosa in Ciampino archeologica. L’Apollo Pizio e i reperti dalla contrada Marcandreola. Catalogo della mostra, sala del consiglio comunale 16 dicembre 2010 – 30 gennaio 2011   , Ciampino 2010, 29-43; S. Aglietti, Ciampino. La villa di Voconio Pollione in Colli Albani. Protagonisti e luoghi della Monte Porzio Catone, Biblioteca comunale Museo della città, (23 settembre – 23 ottobre 2011) (Roma, 12 gennaio – 13 febbraio 2012), Frascati 2011; S. Aglietti – D. Rose, Guida al patrimonio archeologico del comune di Ciampino, Ciampino 2000, pp. 84-90.



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